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Organo a Canne Polizzi Caltabellotta
Organo Polizzi Caltabellotta
Organo Polizzi Caltabellotta
L'Organo a canne Polizzi

    Caltabellotta è splendida, brilla di luce propria, e chiunque si trovi a visitarne il centro storico, la Cattedrale, l’eremo di San Pellegrino, i panorami mozzafiato... non può far altro che ammirare le bellezze oggettive ed ammalianti che essa custodisce.

   Il patrimonio artistico che dimora da tempo immemorabile nel territorio di Caltabellotta, ed in seno ad essa, è stato spesso e più volte decantato da studiosi, artisti e storici d’ogni genere e d’ogni tempo.

In questo breve excursus vorrei proporre all’attenzione dei miei cari compaesani, e spero non utopisticamente alle istituzioni locali e territoriali, un’ importante parte del nostro patrimonio artistico di cui fino ad oggi, da che la mia memoria ricordi, poco o nulla si è discusso: si tratta dell’unico organo a canne di cui possiamo vantare la presenza nel nostro paese.

   Chi mi conosce sa bene della mia passione per la musica e per l’organo in particolare, come strumento musicale e come patrimonio artistico-culturale. Fin dall’età di circa dodici anni iniziai a suonare in Chiesa, stimolato dall’amorevole guida di Suor Franca (davvero in pochi, e forse tra i più giovani, probabilmente non la ricorderanno) e dall’affettuosa vicinanza di Padre Giovanni Mangiapane, allora Arciprete di Caltabellotta. Ricordo entrambi con profondo affetto e nostalgia, e li ringrazio ancora per tutto.

    Iniziai ben presto e con costanza il mio servizio di organista liturgico nella chiesetta della Badia, lo ricordo come fosse ora, era il periodo di Natale. Con il passare del tempo, ed in un crescendo di passione, iniziai a suonare nelle diverse chiese del paese, per approdare anche nella chiesa di S.Agostino ove, maestoso, in cantoria dimora l’organo a canne Polizzi del 1920.

Svolgeva lì, a quel tempo, il suo ministero di presbitero Don Giuseppe Randazzo, altro Sacerdote che ricordo con immenso affetto ed al quale devo tanto. Fin da piccolo dall’assemblea osservavo quell’organo con curiosità e rispetto, ogni domenica quando con i miei genitori si andava a Messa a S. Agostino (allora lo suonava assiduamente il M° Pasquale Zito).

  Mi sembrava un gigante austero, a tratti silenzioso ma capace di riempire improvvisamente la chiesa di grandi ed emozionanti sonorità. Sono convinto che lì nacque l’amore per l’organo a canne. Chi di noi, andando a Messa in quella chiesa, non è stato mai incuriosito dal muoversi delle “gelosie” dell’organo? Così si chiamano quelle finestrelle mobili a vetro che quando aperte lasciano intravedere le canne dell’organo e gli consentono di “suonare forte”.

      Oggi, dopo quasi trent’anni trascorsi dal mio primo incontro con quest’organo, a cui sono affettivamente legato, sento come doveroso risvegliare l’attenzione della comunità principalmente, sulle sue condizioni e sulla necessità di non consentire oltre il suo progressivo ed ingravescente degrado.

        La profonda e radicata passione per l’organo e per l’arte organaria, oggi tutt’altro che assopite nonostante il mio percorso professionale si sia discostato da quello artistico-musicale in senso stretto, mi ha stimolato ad effettuare delle ricerche grazie alle quali sono riuscito a ricostruire una parte della storia del nostro organo che desidero condividere con tutti coloro che hanno amore per l’arte in genere ed in particolare per gli strumenti musicali.

 

 

   Nel corso di queste ricerche sono riuscito a prendere contatti con l’attuale erede-allievo organaro dei Maestri Polizzi, ed in particolare del M° Michele Polizzi junior (1910-1991). Si tratta del M° Antonio Bovelacci, trentino di nascita e ragusano di adozione, che negli anni ottanta conobbe il M° Michele Polizzi junior e ne ereditò tutti i segreti di bottega nonchè le tecniche costruttive relative all’arte organaria. Dopo la morte di Michele Polizzi junior il M° A. Bovelacci prosegue a tutt’oggi l’attività di organaro nella stessa bottega del suo predecessore insieme al figlio Alessandro.

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